IL CIGNO

13 dicembre 2006

Appello contro l'incentivazione economica della produzione di energia da fonti assimilate

Nel nostro Paese la gestione dei rifiuti è ancora in forte ritardo rispetto alle migliori esperienze europee: è infatti tutt'ora fortemente dipendente dallo smaltimento in discarica, dove si smaltisce oltre la metà dei rifiuti prodotti, il recupero di materia da raccolta differenziata è in notevole ritardo rispetto agli obiettivi di legge, l'aumento della produzione dei rifiuti urbani è risultato nel 2004 in crescita record (+3,5% rispetto al 2003).

Negli ultimi anni si sta facendo sempre più insistente l'inaccettabile tesi secondo cui è possibile risolvere l'emergenza rifiuti italiana grazie a un massiccio ricorso all'incenerimento con recupero energetico, non tenendo conto che la normativa europea sui rifiuti indica la strada del principio gerarchico delle 4 R (riduzione, riuso, recupero da materia e solo dopo recupero di energia) per ridurre ai minimi termini il conferimento in discarica.

E' in questa direzione va purtroppo anche l'imbarazzante testo unico sui rifiuti varato dal Governo Berlusconi, che, tra le tante disposizioni "contro natura", equipara addirittura il recupero energetico al riciclaggio, in palese contrasto con le direttive Ue.

L'attuale sistema di incentivazione/tassazione previsto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti è assolutamente inadeguato a risolvere in maniera sostenibile il problema, visto che:

  • tassa poco la discarica, con l'ecotassa regionale istituita con la legge 549 del 1995;
  • favorisce solo in parte il recupero di materia degli imballaggi, con il corrispettivo economico riconosciuto dal Consorzio nazionale imballaggi ai Comuni che li raccolgono in maniera differenziata;
  • non favorisce minimamente il recupero di materia della frazione organica dei rifiuti trasformata in ammendante agricolo di qualità negli impianti di compostaggio;
  • incentiva enormemente e impropriamente l'incenerimento con recupero energetico, grazie al programma di incentivi Cip6 del 1992 e al meccanismo dei Certificati verdi introdotto dal Decreto Bersani (Dm 11 novembre 1999), istituiti per sostenere economicamente le fonti rinnovabili e i cui benefici economici sono stati estesi anche alle fonti assimilate più inquinanti come i rifiuti, finendo per drenare gran parte dei fondi a fonti che rinnovabili non sono.
Complica ulteriormente la situazione il decreto italiano 387/2003 di recepimento della direttiva europea 2001/77 sulla promozione delle fonti rinnovabili. Se infatti la direttiva inserisce tra le fonti rinnovabili incentivabili economicamente solo la frazione biodegradabile dei rifiuti, il decreto legislativo con cui l'Italia l'ha recepita ha esteso i benefici dell'incentivazione anche alla parte non biodegradabile dei rifiuti, come ad esempio le plastiche che notoriamente derivano dal petrolio, non proprio una fonte rinnovabile.

E' sulla base di queste premesse che Legambiente chiede ai cittadini di sottoscrivere la seguente petizione.