IL CIGNO

27 marzo 2011

L’ENERGIA NUCLEARE, CHE FA MALE, È ALTERNATIVA A QUELLA DA FONTI RINNOVABILI, CHE FA BENE.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

Le tematiche della sicurezza fisica, dei rischi per la salute, della responsabilità di lasciare alle generazioni future scorie che resteranno radioattive per centinaia di migliaia di anni, non sono sollevate dagli ambientalisti solo in questi giorni di fronte alla catastrofe giapponese.
Che dire invece di un Ministro dell’Ambiente che riafferma senza alcuna ombra di dubbio la volontà di mantenere la scelta di costruire le centrali nucleari? Pensavamo che il suo compito fosse quello di salvaguardare l’ambiente e le sue componenti, così come il Presidente del Consiglio dovesse difendere e valorizzare la scuola pubblica.
Anche l’articolo di fondo del direttore su “La Provincia” del 15 c.m ci ha sorpreso quando afferma: “Ed è stupefacente venire a sapere che nazioni storicamente equilibrate come Germania e Svizzera (aggiungo: la Germania intanto produce il 30% dell’energia da fonti rinnovabili e la Svizzera aveva tentato di immagazzinare le scorie radioattive vicino al confine italiano) hanno deciso di sospendere i programmi energetici legati al nucleare.” Qui vale il detto che sbagliare è umano e perseverare è diabolico. Oggi tutti si rendono conto che non esiste, fino a nuove scoperte, la sicurezza nel nucleare e che l’energia dall’uranio è difficile da controllare ed è pericolosissima per tutti perché crea uno squilibrio nella composizione degli atomi e provoca danni genetici e deflagrazioni di varia natura. Finora i sostenitori del nucleare hanno cercato di tranquillizzare l’opinione pubblica sostenendo che Chernobyl era stata causata dalla incapacità della tecnica sovietica: oggi anche ai super organizzati giapponesi il controllo della fusione è sfuggita di mano.
Perché aggiungere ai disastri naturali anche quelli provocati dalla testardaggine e dalla violenza umana? Del resto le centrali nucleari sono figlie della bomba atomica (vedi Stati Uniti, URRS, Francia e Iran). Perché non organizzare la vivibilità dolce e sostenibile  attraverso un piano energetico democratico basato sul principio del federalismo e sull’uso delle fonti alternative?
Legambiente per esempio sostiene la proposta di legge di iniziativa popolare “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima” per chiedere  un nuovo piano energetico per il Paese incentrato sulle fonti rinnovabili e senza alcun ricorso al nucleare e nello stesso tempo è impegnata a sensibilizzare i Cittadini perché partecipino alle votazioni referendarie votando SÌ per cancellare la legge che permette la costruzione delle centrali nucleari in Italia.
Se non vogliamo prendere in considerazione il dilemma se l’atomo sia catastrofe o risorsa, possiamo validamente sostenere che dal punto di vista della democrazia, dell’economia e del libero mercato l’energia nucleare rappresenta un grave pericolo per la libertà delle persone, secondo il pensiero di illustri economisti italiani ed internazionali.
La situazione finanziaria ed economica dell’Italia rapportata agli ingenti investimenti necessari per produrre energia nucleare, in ogni caso impedirebbe un forte sviluppo della produzione di energie rinnovabili per cui è palese come il nucleare sia alternativo alle rinnovabili.
Dato poi che pochissimi gruppi industriali (quelli che finanziano il “Forum nucleare” tipo Enel e Ansaldo) potrebbero realizzare le centrali nucleari, è lapalissiano che i poteri forti in regime di monopolio detterebbero condizioni e prezzi al consumatore, espropriato dalla possibilità di avere voce in capitolo e di poter ricorrere all’autoproduzione di energia rinnovabile.
La democrazia dell’idrogeno è al palo e così lo sarà anche quella al solare e all’eolico se si privilegerà il nucleare: già abbiamo visto che ci sono stati forti tagli in questi settori.
Entrando maggiormente nello specifico, pensiamo non possa esistere un’impresa privata che si metta in un investimento rischioso a redditività molto differita per un rendimento inferiore al 10%, necessitando quindi di finanziamenti e garanzie pubbliche.
I grandi rischi legati ad attività o a eventi naturali per i quali lo Stato deve assumere le responsabilità esistono e gli investimenti sul nucleare, sia per la durata secolare delle scorie radioattive sia per l’attuale impossibilità di garantire grande sicurezza, significano per lo Stato andare incontro a costi occulti che sono l’antitesi di una buona economia di mercato e di un buon sistema istituzionale basato sulla trasparenza. Che dire poi della contraddizione fra l’essere membro dell’Unione Europea che ha scelto il mercato unico (vedi trattato di Maastricht 1992) e un sostegno alla mentalità corrente legata all’idea dell’autosufficienza nazionale nel nucleare, in presenza di generale libertà di circolazione di merci e servizi?
La scelta del mercato unico oggi è ancora più necessaria per tutelare l’ambiente minimizzando le emissioni, il che richiede di sfruttare le risorse rinnovabili come il sole e il vento là dove si offrono al minimo costo senza riguardo per i confini politici e poi si trasporta l’elettricità fino ai luoghi di consumo, con percorsi sempre inferiori a quelli per l’energia nucleare.
Perché non pensare ed attuare anche un federalismo energetico in cui le realtà locali autoproducono energia da fonti rinnovabili nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio?
Votare SÌ all’abrogazione della legge che permette la costruzione di centrali nucleari in Italia deve costituire un impegno per un piano impostato sull’efficienza energetica e sul risparmio, con nuovi stili di vita e di pratica democratica: un conto è avere tanti produttori di energia da fonti rinnovabili, quindi con impianti gestiti dal basso da comunità, agglomerati, famiglie etc., un altro avere la produzione, come nel caso del nucleare, in mano a pochi gruppi industriali che imporranno condizioni e prezzi come già avviene ora con il petrolio.
Tutti devono poter usufruire dei beni comuni quali l’aria, la luce solare, l’idrogeno e l’acqua attraverso un possibile processo di rivoluzione energetica.
Perché oggi, complice la concomitanza della crisi economica, energetica e climatica, ci troviamo nel mezzo di una rivoluzione energetica.
Autorevoli istituzioni come l’Agenzia federale tedesca per l’Ambiente dichiarano che al 2050 sarà possibile che tutta l’energia elettrica per l’Europa provenga da fonti rinnovabili.
Ciò di cui abbiamo tante volte discusso, è oggi possibile: un sistema di produzione distribuito sul territorio, che ci liberi dalla dipendenza dalle fonti fossili.
Dire no all’energia nucleare VOTANDO SÌ al referendum e sostenere una politica che finanzi le fonti energetiche rinnovabili vuol dire avviarci verso una organizzazione sociale più democratica: la rivoluzione energetica trascinerà con sé la rivoluzione della mobilità, con vantaggi per la salute e per la bellezza.
È importante produrre energia che permetta una vita felice intesa come sopravvivenza e condivisione con la natura, con trasferimento alle future generazioni delle risorse prese in prestito.
Ciò che si verifica oggi in Giappone, al di là delle gravi conseguenze per la salute, è una situazione di paralisi delle attività industriali, delle mobilità e della vita civile in presenza di un blocco delle fonti di distribuzione elettrica: ben diversa sarebbe affrontare una catastrofe naturale in presenza di comunità e di territori energeticamente autosufficienti con impianti non vulnerabili.

Lecco 15/03/2011, Pierfranco Mastalli a nome Circoli Legambiente in Provincia di Lecco