IL CIGNO

01 marzo 2012

8 MARZO
ricordando Laura Conti


In occasione della ricorrenza dell’8 marzo abbiamo voluto dedicare una parte de “Il Cigno” alla donna che più di ogni altra ha rappresentato l’ambientalismo non solo in Lombardia, ma in tutta Italia.

Scienziata, ambientalista che univa l’amore per l’ambiente al rigore scientifico, narratrice, medico impegnata professionalmente e umanamente a far fronte alle gravi conseguenze dell’incidente all’ICMESA di Seveso, partigiana, politica, giornalista.

Con un “curriculum” del genere dovrebbe essere conosciutissima e citata in vari ambiti al di là del suo impegno ambientalista. Ed invece capita spesso di accorgersi che è ancora sconosciuta a molti, in particolare ai giovani; io stessa, pur essendomi laureata in Biologia ad indirizzo ecologico all’Università di Milano, credo di aver sentito parlare di Laura Conti solo quando, avvicinandomi a Legambiente ormai ventenne con il Servizio Civile, mi è stato caldamente consigliato di leggere alcuni dei suoi libri per entrare soprattutto in confidenza con il concetto dell’"ambientalismo scientifico" su cui l’associazione si basa e di cui Laura Conti è stata una delle principali paladine.

Per capire meglio il personaggio, riporto dal sito dell’ARPAT (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Toscana) la sua bibliografia in breve:

“Laura Conti (Udine 1921 - Milano 1993) prende parte alla guerra di liberazione aderendo al Fronte della Gioventù. Sopravvissuta al campo nazista di smistamento di Bolzano, dove era stata internata nel 1944, si laurea in Medicina nel 1949.

Specializzatasi in ortopedia in Austria, alla professione di medico affianca l'impegno politico nel Partito Comunista Italiano (Consigliera alla Provincia di Milano dal 1960 al 1970; Consigliera regionale alla Regione Lombardia dal 1970 al 1980, Deputata alla Camera dei Deputati dal 1987 al 1992). Come medico è stata attiva nelle organizzazioni di base specialmente accanto ai lavoratori nelle loro lotte per il miglioramento dell'ambiente di lavoro.

All’indomani di Seveso (luglio 1976) è stata tra le popolazioni colpite dalla diossina e si è battuta con determinazione contro chi voleva minimizzare l’accaduto; da tale esperienza è nato il libro "Visto da Seveso".

Nella sua passione per la divulgazione lanciò nel 1982 anche una rivista, "Newton", di cui sono usciti pochi numeri. Ha avuto un ruolo centrale in Legambiente, di cui ha presieduto il Comitato scientifico. A Laura Conti sono stati intestati numerosi circoli di Legambiente, un premio giornalistico e un premio per l'ecologia, a cura dell'Ecoistituto del Veneto”.
A Laura Conti si devono valutazioni su temi che ancora oggi sono tra le principali questioni affrontate del movimento ambientalista: dallo sviluppo-zero alle riflessioni sulla limitatezza delle risorse, dal nesso tra sviluppo industriale e distruzione della natura all’introduzione del principio di precauzione che anche grazie a lei si è affermato nella normativa europea. Citando dall’Unità del 1992 “L'ecologia si serve delle scienze sperimentali ma non è una scienza sperimentale: è una scienza di esperienza e non di esperimento, perché non può lavorare su modelli della realtà ma può soltanto osservare la realtà. [...] Ciò la induce ad affidarsi, spesso, ai pregiudizi. Per gli scienziati sperimentali i pregiudizi sono cose orride e nefaste, da liquidare senza pietà. Invece, nella cultura dei movimenti ecologisti il "pregiudizio" è la convinzione a priori che le soluzioni affermatesi nel corso dell'evoluzione biologica, essendo state collaudate per tempi lunghissimi, abbiano maggiori probabilità di essere affidabili di quante ne abbiano le soluzioni escogitate dagli scienziati, collaudate solo per tempi brevissimi”.
Per chi volesse conoscere meglio il suo pensiero, quel che resta dei suoi scritti è stato catalogato e raccolto dalla Fondazione Micheletti di Brescia e un elenco dei suoi articoli, che serve anche per farsi l’idea di come fosse variegata la sua riflessione, è riportata sul sito della Fondazione (clicca qui per il testo)
; i suoi libri però sono per lo più introvabili anche se meriterebbero una ristampa che dia alla figura di Laura Conti il giusto posto nella letteratura.

Sicuramente da leggere e far leggere ai più giovani è "Una lepre con la faccia di bambina" che riesce a raccontare la tragedia della fabbrica dell’Icmesa, attraverso gli occhi di due bambini, Marco e Sara, che si trovano costretti ad abbandonare le proprie case a causa del disastro.

Ricercando in internet notizie su di lei, scopro che tra i suoi scritti si trova anche una lezione che tenne a Lecco nell’ottobre del 1989 all’Università Verde dal titolo "Si può trasmettere una mentalità ecologica? Elementi per una educazione all’ambiente"; magari qualcuno che sta leggendo questo articolo ha avuto la fortuna di parteciparvi...

Concludo con un’altra sua citazione che non ha direttamente a che fare con l’ambientalismo, ma che Laura Conti scrisse in difesa della favola del "Gatto con gli stivali": "Il contenuto poteva anche essere conformista, reazionario; ma il movimento era ben diverso, poiché dimostrava che nella vita quel che conta non è l'amicizia dei Re ma l'amicizia dei Gatti, cioè delle piccole creature sottovalutate e deboli, che sanno imporsi ai potenti".