IL CIGNO

24 maggio 2012

FUOCHI ALL’APERTO

MAL’ARIA
FUOCHI ALL’APERTO
Stagione di fuochi all’aria aperta nei prati e nei campi

In questo periodo prolificano i fuochi per liberarsi dai residui soprattutto dello sfalcio di fieno che non trova impiego nell’allevamento ormai quasi inesistente.
Questa pratica spesso rappresenta la soluzione più facile per chi cerca di evitare il degrado dei prati e dei terreni incolti che non tornano senza interventi opportuni allo stato di naturalità.
Spesso si pone l’attenzione sul rischio di incendi, che certamente non vanno sottovalutati quando i siti confinano con sterpaglie e boschi.
Minore attenzione si pone al contributo all’inquinamento atmosferico.
Si legge sul sito WEB dell’ARPA Lombardia:” I residui dell’attività agricola – fra i quali rientrano i residui delle potature, le sterpaglie ma anche imballaggi usati quali i sacchi dei fertilizzanti, i contenitori di prodotti fitosanitari e il politene – sono spesso eliminati in modo molto dannoso per l’ambiente accatastandoli e bruciandoli direttamente sui campi.
Anche questo è un processo non autorizzato di combustione incontrollata di rifiuti.
L’inquinamento atmosferico che si può produrre è molto elevato, pur se varia in relazione ad una serie di fattori come il tipo di materiale che viene bruciato e la sua umidità; si brucia comunque sempre in modo non completo perché la temperatura del fuoco all’aperto non è sufficientemente alta e perché il materiale resta nel fuoco per un tempo insufficiente. Questo tipo di combustione produce quindi polveri e altre sostanze che derivano dalla combustione non completa: monossido di carbonio, idrocarburi e sostanze organiche tossiche quali gli idrocarburi policiclici aromatici, le diossine e i furani.”
Occorre ricordare nella Regione Lombardia la combustione all’aperto di materiale di origine vegetale è vietata dalla D.G.R. 3398/2006 (e dalla successiva normativa regionale in materia di contenimento dell’inquinamento atmosferico) nel periodo che va dal 15 ottobre al 15 aprile, cioè nel periodo di maggiore criticità dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. Le Province e i Comuni sono responsabili dell’applicazione del divieto e possono comminare sanzioni da 100 € a 600 €.
Certo non si può risolvere il problema soltanto con i divieti anche per la difficoltà di farli rispettare. Pensiamo che gli enti territoriali si debbano porre come obiettivo una campagna informativa sui rischi ambientali (e in modo particolare per la salute) delle fuochi all’aperto, sul loro diverso effetto rispetto alla natura e alle condizioni delle materie bruciate ( un conto è bruciare materiale secco piuttosto che materiale umido accastato per non parlare dell’aggiunta di materiale in plastica per agevolare la combustione).
Si dice che questi fuochi si sono sempre fatti. Oggi peròimmettiamo in atmosfera una quantità di particelle fine immensamente maggiori di quelle prodotte nel passato e le pratiche del passato erano molto più attente alla pratica della combustione all’aperto e ovviamente escludevano materiali che producono diossine.
Resta il problema di come consentire la custodia del territorio, specie nei luoghi più disagevoli, ed è qui che si rende necessario l’intervento dei Comuni e degli altri enti sul territorio per trovare proporre soluzioni sostenibili.

Angelo Odone - Circolo Lario Sponda Orientale