FUOCHI ALL’APERTO
MAL’ARIA
FUOCHI ALL’APERTO
Stagione di fuochi all’aria aperta nei prati e nei campi
In questo periodo prolificano i fuochi per liberarsi dai
residui soprattutto dello sfalcio di fieno che non trova impiego
nell’allevamento ormai quasi inesistente.
Questa pratica spesso rappresenta la soluzione più facile per
chi cerca di evitare il degrado dei prati e dei terreni incolti che non tornano
senza interventi opportuni allo stato di naturalità.
Spesso si pone l’attenzione sul rischio di incendi, che
certamente non vanno sottovalutati quando i siti confinano con sterpaglie e
boschi.
Minore attenzione si pone al contributo all’inquinamento
atmosferico.
Si legge sul sito WEB dell’ARPA Lombardia:” I residui
dell’attività agricola – fra i quali rientrano i residui delle potature, le
sterpaglie ma anche imballaggi usati quali i sacchi dei fertilizzanti, i
contenitori di prodotti fitosanitari e il politene – sono spesso eliminati in
modo molto dannoso per l’ambiente accatastandoli e bruciandoli direttamente sui
campi.
Anche questo è un processo non autorizzato di combustione
incontrollata di rifiuti.
L’inquinamento atmosferico che si può produrre è molto
elevato, pur se varia in relazione ad una serie di fattori come il tipo di
materiale che viene bruciato e la sua umidità; si brucia comunque sempre in
modo non completo perché la temperatura del fuoco all’aperto non è
sufficientemente alta e perché il materiale resta nel fuoco per un tempo
insufficiente. Questo tipo di combustione produce quindi polveri e altre
sostanze che derivano dalla combustione non completa: monossido di
carbonio, idrocarburi e sostanze organiche tossiche quali gli idrocarburi
policiclici aromatici, le diossine e i furani.”
Occorre ricordare nella Regione Lombardia la combustione all’aperto
di materiale di origine vegetale è vietata dalla D.G.R.
3398/2006 (e dalla successiva normativa regionale in materia di contenimento
dell’inquinamento atmosferico) nel periodo che va dal 15 ottobre al 15
aprile, cioè nel periodo di maggiore criticità dal punto di vista
dell’inquinamento atmosferico. Le Province e i Comuni sono responsabili
dell’applicazione del divieto e possono comminare sanzioni da 100 € a 600 €.
Certo non si può risolvere il problema soltanto con i divieti
anche per la difficoltà di farli rispettare. Pensiamo che gli enti territoriali
si debbano porre come obiettivo una campagna informativa sui rischi ambientali
(e in modo particolare per la salute) delle fuochi all’aperto, sul loro diverso
effetto rispetto alla natura e alle condizioni delle materie bruciate ( un
conto è bruciare materiale secco piuttosto che materiale umido accastato per
non parlare dell’aggiunta di materiale in plastica per agevolare la
combustione).
Si dice che questi fuochi si sono sempre fatti. Oggi peròimmettiamo
in atmosfera una quantità di particelle fine immensamente maggiori di quelle
prodotte nel passato e le pratiche del passato erano molto più attente alla
pratica della combustione all’aperto e ovviamente escludevano materiali che
producono diossine.
Resta il problema di come consentire la custodia del
territorio, specie nei luoghi più disagevoli, ed è qui che si rende necessario
l’intervento dei Comuni e degli altri enti sul territorio per trovare proporre
soluzioni sostenibili.
Angelo Odone - Circolo Lario Sponda Orientale
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