QUALE AGRICOLTURA NELLA RISERVA NATURALE
RISERVA DEL
PIAN DI SPAGNA: LEGAMBIENTE CRITICA CON REGIONE LOMBARDIA
Legambiente entra nel dibattito che ha fatto della Riserva Naturale
del Pian di Spagna, in questi ultimi mesi, un'arena infuocata di confronto tra
attività agricola e gestione di uno dei territori più preziosi per la
conservazione degli equilibri ambientali della Lombardia.
"Il
conflitto tra agricoltura e gestione dell'ambiente protetto della riserva non
dovrebbe semplicemente esistere, ma c'è e rivela una grave assenza della regia
da parte in primo luogo dell'ente regione, che da alcuni anni sembra essersi
dimenticata delle proprie responsabilità nei confronti del sistema delle aree
protette" dichiara Marzio Marzorati, responsabile aree protette e
vicepresidente di Legambiente Lombardia "per questo è un conflitto utile,
perchè segnala un problema reale rispetto a cui bisogna alzare il livello di
denuncia, in primo luogo nei confronti dell'assessorato regionale, ma allo
stesso tempo ci dice che, per affrontare la solitudine istituzionale in cui
sono lasciati gli enti gestori di parchi e riserve, occorre sviluppare gli
strumenti del dialogo e della sussidiarietà a livello territoriale: noi ci
siamo per affrontare in modo costruttivo un confronto nell'interesse esclusivo
della Riserva Naturale".
L'associazione
ambientalista è stata in questi anni in prima fila nel sostenere progetti entro
i quali proprietari e conduttori dei fondi rurali potessero sviluppare e
vedersi riconosciuto il ruolo di "custodi del territorio". Un ruolo
che l'agricoltura ha da sempre sviluppato, ma che negli ultimi decenni con
l'industrializzazione dell'agricoltura è stato troppo spesso accantonato,
puntando a massimizzare le rese a scapito non solo della sostenibilità
ambientale, ma anche della qualità e della tipicità dei prodotti. Paradossalmente,
l'aumento delle rese non sempre è corrisposto a un miglioramento del reddito e
del benessere di coloro che portano avanti l'azienda, anzi spesso sono
aumentati i rischi legati per esempio alle oscillazioni dei prezzi sui mercati
internazionali. La dimostrazione è quella offerta dalla viticoltura, dove i
redditi delle aziende sono aumentati quando il settore vitivinicolo ha scelto
di puntare sulla qualità anziché sulla resa.
Questo
scarto invece non è avvenuto nel settore zootecnico: il fondovalle valtellinese
e il Pian di Spagna hanno importato dalla Pianura Padana un modello basato
sulle grandi stalle e sulla produzione spinta di latte, a fronte di elevati
impatti ambientali, alti rischi e alti costi aziendali legati all'acquisto dei
mangimi.
"Noi ci siamo
per condividere con gli agricoltori e gli allevatori più sensibili un percorso
di conversione verso pratiche maggiormente in equilibrio con la Riserva -
dichiara Costanza Panella, presidente del circolo Legambiente Alto Lario
- e per farlo nell'ambito di un progetto di custodia del territorio, che sappia
sfruttare sapientemente le opportunità offerte dal Piano di Sviluppo Rurale. Ma
per questo occorre condividere una visione di futuro dell'agricoltura nella
riserva, che poi generi investimenti coerenti e li affianchi con un marketing
efficace, oltre a una forte e coesiva regia istituzionale, a cui richiamiamo
prima di tutto l'ente gestore della Riserva. L'ente deve essere messo in
condizione di svolgere funzioni di regia per l'attuazione sapiente del piano di
sviluppo rurale.
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