IL CIGNO

23 dicembre 2014

APPORTATE MISURE DI LIMITAZIONE DEL DANNO MA IL CUORE DELLA NORMA RESTA MALVAGIO

LEGGE #AMMAZZASUOLO

Comunicato stampa di Legambiente Lombardia del 20 novembre 2014
Legambiente: “In Lombardia si continuerà a spalmare cemento sui suoli agricoli”

Al termine di una maratona di interventi e di emendamenti, il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato la legge 'ammazzasuolo', con una serie di modifiche concordate tra maggioranza e opposizioni che hanno portato ad una limitazione del danno, la cui portata sarà chiara nei prossimi giorni quando il testo della norma sarà pubblicato. Tra queste, sicuramente positivo è il fatto di aver ricompreso nel computo del consumo di suolo anche le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, mentre più difficile da valutare è la maggiorazione del contributo di costruzione (fino al 30%) per edificazioni su suoli liberi: si tratta sicuramente di un blando disincentivo per i privati, troppo modesto per essere efficace, considerata la scarsa incidenza di questo onere sul costo finale dell'edificio. Ma rischia di essere invece uno stimolatore di appetiti per le finanze esangui di molti comuni, che confidano di tornare a far cassa sulla svendita del territorio. Irrilevante invece la riduzione del periodo transitorio, divenuto di 30 mesi entro i quali vengono garantite le attuali previsioni dei piani di governo del territorio: di sicuro questa scadenza andrà incontro a provvedimenti di proroga, trattandosi di un periodo insufficiente per l'adeguamento di tutti i piani territoriali - da quello regionale a quello provinciale fino, a cascata, al PGT - e, soprattutto, perché la norma non impedisce affatto ai comuni di confermare le precedenti previsioni di ampliamento, anche oltre la decorrenza del termine.
 “In Lombardia ha preso avvio la discussione nazionale sulla regolamentazione del consumo di suolo, grazie alla proposta di legge di iniziativa popolare su cui Legambiente raccolse 15.000 firme di cittadini nel lontano 2009, e al buon esempio di alcuni comuni virtuosi a partire da Cassinetta di Lugagnano - ricorda Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - ma ha perso definitivamente la possibilità di essere la seconda regione italiana, dopo la Toscana, a dotarsi di una legge contro il consumo di suolo. Quella votata ieri, senza dubbio, non lo è”.
 Legambiente ricorda che la legge non fissa alcun limite all'aumento di consumo di suolo, affidando questo compito al Piano Territoriale Regionale. Piano però che resta, per quanto riguarda le espansioni urbane, un documento di indirizzi, di cui i comuni dovranno tenere conto, ma a cui non saranno obbligati ad adeguarsi. La legge poi rinuncia a dare un indirizzo chiaro e forte all'industria delle costruzioni affinché concentri i propri investimenti sulla riqualificazione urbana: nessuna agevolazione fiscale e nessuna semplificazione normativa è prevista per la rigenerazione urbana, pertanto i campi agricoli continueranno ad essere il terreno privilegiato per gli investimenti immobiliari. Infine, il legislatore lombardo ha consacrato tutte le scelte di espansione dei piani urbanistici comunali, senza nemmeno imporne una revisione alla luce delle situazioni di criticità rese evidenti dai recenti disastri climatici.

 “Nonostante le modifiche dell'ultim'ora, il cuore della legge è malvagio e irresponsabile - conclude Di Simine - la maggioranza di Maroni non si rende conto che il futuro del settore delle costruzioni è legato alla capacità di aprire le città agli interventi di rigenerazione urbana, e neanche che la grande infrastruttura per la sicurezza e il rilancio del territorio è quella legata alla prevenzione del dissesto idrogeologico, che dipende dal buono stato di salute di suoli e corsi d'acqua. La principale preoccupazione di chi ha scritto questa legge è stata quella di garantire 55.000 ettari di suolo agricolo alla piena disponibilità di investimenti speculativi. Una grande occasione persa, nella Lombardia che vorrebbe insegnare al mondo come fare a nutrire il Pianeta”.