APPORTATE MISURE DI LIMITAZIONE DEL DANNO MA IL CUORE DELLA NORMA RESTA MALVAGIO
LEGGE #AMMAZZASUOLO
Comunicato stampa di Legambiente Lombardia del 20 novembre 2014
Legambiente: “In Lombardia si continuerà a spalmare cemento sui suoli
agricoli”
Al
termine di una maratona di interventi e di emendamenti, il Consiglio Regionale
della Lombardia ha approvato la legge 'ammazzasuolo', con una serie di
modifiche concordate tra maggioranza e opposizioni che hanno portato ad una
limitazione del danno, la cui portata sarà chiara nei prossimi giorni quando il
testo della norma sarà pubblicato. Tra queste, sicuramente positivo è il fatto
di aver ricompreso nel computo del consumo di suolo anche le infrastrutture
pubbliche e di interesse pubblico, mentre più difficile da valutare è la
maggiorazione del contributo di costruzione (fino al 30%) per edificazioni su
suoli liberi: si tratta sicuramente di un blando disincentivo per i privati,
troppo modesto per essere efficace, considerata la scarsa incidenza di questo
onere sul costo finale dell'edificio. Ma rischia di essere invece uno
stimolatore di appetiti per le finanze esangui di molti comuni, che confidano
di tornare a far cassa sulla svendita del territorio. Irrilevante invece la
riduzione del periodo transitorio,
divenuto di 30 mesi entro i quali vengono garantite le attuali previsioni dei
piani di governo del territorio: di sicuro questa scadenza andrà incontro a
provvedimenti di proroga, trattandosi di un periodo insufficiente per
l'adeguamento di tutti i piani territoriali - da quello regionale a quello
provinciale fino, a cascata, al PGT - e, soprattutto, perché la norma non
impedisce affatto ai comuni di confermare le precedenti previsioni di
ampliamento, anche oltre la decorrenza del termine.
“In
Lombardia ha preso avvio la discussione nazionale sulla regolamentazione del
consumo di suolo, grazie alla proposta di legge di iniziativa popolare su cui
Legambiente raccolse 15.000 firme di cittadini nel lontano 2009, e al buon
esempio di alcuni comuni virtuosi a partire da Cassinetta di Lugagnano -
ricorda Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - ma ha perso definitivamente
la possibilità di essere la seconda regione italiana, dopo la Toscana, a
dotarsi di una legge contro il consumo di suolo. Quella votata ieri, senza
dubbio, non lo è”.
Legambiente
ricorda che la legge non fissa alcun limite all'aumento di consumo di suolo,
affidando questo compito al Piano Territoriale Regionale. Piano però che resta,
per quanto riguarda le espansioni urbane, un documento di indirizzi, di cui i
comuni dovranno tenere conto, ma a cui non saranno obbligati ad adeguarsi. La
legge poi rinuncia a dare un indirizzo chiaro e forte all'industria delle
costruzioni affinché concentri i propri investimenti sulla riqualificazione
urbana: nessuna agevolazione fiscale e nessuna semplificazione normativa è
prevista per la rigenerazione urbana, pertanto i campi agricoli continueranno
ad essere il terreno privilegiato per gli investimenti immobiliari. Infine, il
legislatore lombardo ha consacrato tutte le scelte di espansione dei piani
urbanistici comunali, senza nemmeno imporne una revisione alla luce delle
situazioni di criticità rese evidenti dai recenti disastri climatici.
“Nonostante
le modifiche dell'ultim'ora, il cuore della legge è malvagio e irresponsabile -
conclude Di Simine - la maggioranza di Maroni non si rende conto che il futuro
del settore delle costruzioni è legato alla capacità di aprire le città agli
interventi di rigenerazione urbana, e neanche che la grande infrastruttura per
la sicurezza e il rilancio del territorio è quella legata alla prevenzione del
dissesto idrogeologico, che dipende dal buono stato di salute di suoli e corsi
d'acqua. La principale preoccupazione di chi ha scritto questa legge è stata
quella di garantire 55.000
ettari di suolo agricolo alla piena disponibilità di
investimenti speculativi. Una grande occasione persa, nella Lombardia che
vorrebbe insegnare al mondo come fare a nutrire il Pianeta”.
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