IL CIGNO

23 dicembre 2013

IL PRESIDENTE DI LEGAMBIENTE LOMBARDIA RISPONDE A SILEA

LETTERA APERTA A SILEA

Il nostro dossier non classifica l'inceneritore di Valmadrera tra le 'bombe ecologiche', al contrario riconosce i miglioramenti nella gestione dei fumi. Si limita a documentare il 'deficit di competitività' che l'impianto accusa che deriva dall'impossibilità di fatturare la fornitura di calore e auspica l’avvio di un processo di conversione.

Alle dichiarazioni della SILEA a 'La Provincia' del 12 u.s. corre l'obbligo di una risposta. Un invito a non alzare inutilmente i toni: è sbagliato fare allarmismo sui 'sacchi di immondizia in strada', perché questo scenario non esiste, stante la dotazione di impianti in Lombardia. Lo dice chi è abituato a ricevere accuse di allarmismo: alimentare ansie sociali non fa bene, in primo luogo a chi questi allarmi diffonde.
Il nostro dossier non classifica l'inceneritore di Valmadrera tra le 'bombe ecologiche', al contrario riconosce i miglioramenti nella gestione dei fumi. Si limita a documentare il 'deficit di competitività' che l'impianto accusa che deriva dall'impossibilità di fatturare la fornitura di calore e auspica l’avvio di un processo di conversione che trasformi il forno in un impianto a tecnologia complessa per la lavorazione di quote delle raccolte differenziate ma anche del rifiuto residuo: niente camion che portano RSU lecchesi a Brescia o a Dalmine, ma un diverso destino, per quegli stessi rifiuti, governato sul versante delle politiche industriali da una moderna e dinamica azienda, capace di innovare i propri processi e di riposizionarsi sul mercato.
L'alternativa (rafforzare l'incenerimento con un sistema di fornitura calore a una vasta rete di utenze civili) è una scelta discutibile di politica industriale. Non perché sia sbagliato il teleriscaldamento: Brescia lo pratica dagli anni '70 e l'intera città fattura il proprio calore ad A2A, con pochi o nulli risparmi per gli utenti, ma con sicuro beneficio in termini energetici e ambientali.
Non siamo negli anni '70 e il momento non è propizio per un simile investimento (che comporta una forte esposizione finanziaria, ma anche disagi per la popolazione, per la pesante cantierizzazione della viabilità). Non sono più in vista i (troppo) generosi incentivi di cui si sono avvantaggiati gli inceneritori . Ma soprattutto sono in atto profondi e per noi insperati cambiamenti nell'utenza termica: l'efficienza energetica è già un obbligo per le nuove costruzioni (e una casa in classe A consuma, e fattura, un decimo del calore richiesto da una casa di edilizia tradizionale), ed è inevitabile che la rivoluzione riguardi anche le ristrutturazioni del patrimonio edilizio esistente. A questo si aggiunge (vedi i documenti preliminari del piano energetico regionale) una propensione alla generazione termica decentrata (non solo legna e cippato, ma anche solare termico e pompe di calore geotermiche), prevalentemente da fonti rinnovabili. Un futuro solo iniziato, ma con ottime prospettive. Una rete di teleriscaldamento andrebbe a regime negli anni '20: quali le prospettive degli allacciamenti termici nel 2020? quanti utenti si vorranno connettere e quanti invece si saranno già dotati di tecnologie innovative per autoapprovvigionarsi di calore? e, ammesso che si connettano, consumeranno abbastanza calore da consentire a SILEA il rientro dell'investimento, o avranno già riqualificato la loro abitazione per ridurre i consumi?
Domande che fino a poco fa non rientravano nell'orizzonte di un programma industriale, ma da cui oggi non si può prescindere.
Certo, la nostra graduatoria mette nella stessa classifica i piccoli e medi impianti con i giganti di Brescia e Milano. Non è una scelta arbitraria ma una necessità: Brescia e Milano offrono un servizio identico a quello di SILEA, l'unica differenza è che, per fattori di scala e per maggior economicità, loro sono in grado di offrire tariffe più basse, considerato che i loro forni disporranno di crescenti capacità da saturare per continuare a fatturare energia e calore. Lo hanno già dimostrato in provincia di Bergamo, dove decine di comuni hanno cambiato il fornitore a cui conferire il sacco nero.
La scelta è abbastanza chiara: SILEA può puntellare il proprio inceneritore per spingerne le prestazioni economiche e ambientali e tenere a bada i potenziali concorrenti, confidando che nel frattempo A2A sia occupata a conquistare clienti low-cost tra gli amministratori di altre parti di Lombardia. Oppure può diversificare e specializzare la propria offerta di servizi e tecnologie per la gestione e lavorazione di materiali da raccolte diverse da quella del 'sacco nero', che nel 2020, secondo il piano regionale rifiuti della Lombardia, dovranno costituire almeno i 2/3 delle raccolte (oggi sono la metà). Quale sarà la strategia vincente? C'è un po' di tempo per mettere a punto scelte efficaci, posso solo augurare di non sprecarlo.

Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia