ORDINE DEL GIORNO PER IL CONSIGLIO PROVINCIALE
GIÙ
LE MANI DAI TORRENTI
Numerose richieste di captazione incombono sui torrenti della Valvarrone. I
comitati di Premana e di Pagnona insieme a Legambiente hanno invitato ad un
incontro pubblico nella sala consiliare di Casargo gli amministratori di
Casargo, Pagnona e Premana, le associazioni e i cittadini per discutere e
sottoscrivere un ordine del giorno da sottoporre al Consiglio provinciale. Lunedì 23 dicembre la richiesta è stata consegnata
con oltre 200 firme.
I Sindaci dei Comuni di Casargo e
Pagnona
Il Comitato di Premana “Salviamo i
nostri torrenti”
Il Comitato di Pagnona “Per la difesa
del torrente Varroncello”
Legambiente
I cittadini firmatari in calce
chiedono
che il seguente ordine del giorno venga discusso e votato dal Consiglio Provinciale
e successivamente inviato ai Sindaci dei Comuni montani della Provincia di
Lecco, alle Province interessate, alla Regione Lombardia, al Ministero
dell’Ambiente, alla Soprintendenza per i beni Architettonici e per il
Paesaggio:
Visto
che i lavori di
captazione delle acque, la loro canalizzazione in condotte forzate, la
costruzioni delle centrali insistono su territori di grande naturalità e
fragilità idrogeologica come il Fontanon del Dent e la val Marcia;
considerato
che questi impianti rivestono un
interesse economico limitato ai soggetti che li realizzano e soprattutto in
virtù degli incentivi concessi e per la durata degli stessi in quanto la loro
produzione bassa e non sempre costante non ne rende remunerativo il
funzionamento, anche in base ai prezzi attuali dell’energia elettrica;
e che non rappresentano una soluzione
al problema energetico nazionale dal momento che, come è documentato dai
rapporti tecnico-statistici, la potenza complessiva generata dalle mini e micro
derivazioni attualmente in essere, è inferiore al 2% della produzione
energetica nazionale;
che il fabbisogno di energia è in
diminuzione e quel che serve è semmai che il sistema elettrico si regoli sulla
gestione della domanda, riducendo la potenza massima e ottimizzando la rete
elettrica nazionale anche in base al dinamismo delle fonti rinnovabili;
riscontrato
che le opere per la realizzazione di
centraline interessano località montane le quali si vedono private di una delle
principali attrattive - la presenza delle acque dei torrenti - importante per
il loro sviluppo economico nel settore del turismo naturalistico collegato
all’attività silvo-pastorale;
che alle comunità locali restano i danni
ambientali, il depauperamento del paesaggio, gli impianti dismessi una volta
conclusa la produzione redditizia, a fronte di compensazioni, peraltro non
sempre ottenute dalle amministrazioni, di entità di gran lunga inferiori ai
danni provocati;
che in questa più ampia prospettiva
l’accanirsi sui piccoli torrenti della Valvarrone e addirittura della selvaggia
val Marcia dove il nome parla da sé, per sottrarre il tanto che c’è in termini
di ambiente naturale e biodiversità, oggi e in futuro sempre più preziosi,
rivela tutta la sua pochezza rispetto al fabbisogno collettivo, mentre
evidenzia lo scopo speculativo di corto respiro da parte di alcune imprese e
società che sfruttano gli incentivi governativi superiori del 40% rispetto a
quelli della media europea.
che la popolazione è esasperata,
palesando malumori e lasciando presagire tensioni sociali per il futuro;
preso atto
che nel Documento
della Regione Lombardia depositato per la Vas del sistema energetico ambientale
si evidenzia che:
«Senza una corretta politica di regolamentazione delle portate d’acqua
alcuni tratti dei fiumi potrebbero essere interessati da impatti sulle specie
dell’ittiofauna, con il deterioramento degli habitat e la perdita di specie di
fauna e flora tipiche degli ambienti ripariali. Un altro aspetto riguarda le
opere di sbarramento, le quali possono rendere molto difficoltosa o addirittura
impedire la risalita di alcuni pesci nelle fasi migratorie verso i punti di
riproduzione.
Le opere idrauliche per lo sfruttamento
dell’energia idroelettrica possono determinare un peggioramento della qualità
paesaggistica degli ambienti fluviali e naturali in cui vengono inserite e, in
particolare, produrre variazioni della morfologia fluviale e perifluviale
dovuta alle opere in alveo e spondali. L’edificazione di strutture a servizio dell’impianto nel caso di nuove realizzazioni
e l’infrastrutturazione per l’accesso ai punti di presa e opere accessorie
(vasche di carico, vasche di decantazione, canali di adduzione, ecc.)
produrranno consumo e impermeabilizzazione del suolo, in particolare per la
realizzazione di grossi impianti. Inoltre gli impianti idroelettrici possono
costituire una fonte di inquinamento acustico e luminoso, se non correttamente
progettati.»
Alla luce di quanto premesso, per la regolamentazione della costruzione di
centraline idroelettriche sui fiumi e torrenti montani della provincia,
si propongono le seguenti linee guida
da sottoporre agli organismi preposti
ad emanare norme in materia e ai settori provinciali incaricati di istruire
le procedure:
- nessun fiume o torrente può essere
canalizzato per l’intero percorso, neanche in forma di numerosi spezzoni che si
susseguono, quand’anche vi fosse restituzione dell’acqua in alveo per un breve
tratto;
- metodologicamente,
qui nel caso Val Varrone e in altre situazioni, è necessario valutare l’impatto
ambientale di ciascun progetto non
singolarmente ma complessivamente rispetto agli effetti sul bacino idrografico
di appartenenza ;
- dovrà essere stabilito e garantito il
quantitativo minimo di acqua presente nell'asta del torrente, sotto il quale
dovrà cessare il passaggio nella derivazione, in considerazione degli impatti
sul paesaggio derivanti dal rischio di eccessiva riduzione delle acque
superficiali e della possibile compromissione delle connotazioni proprie dei
luoghi e dei valori simbolici e percettivi, e, altresì, in considerazione del
fatto che rapporto fra derivazioni idroelettriche e salvaguardia e valorizzazione
del paesaggio non può essere risolto esclusivamente garantendo il solo rispetto
del DMV;
- non è consentito captare le acque dei
torrenti all’origine, come nel caso del Varroncello;
- sono esclusi con parere negativo quei
progetti dove sono previsti lavori connessi alla costruzione di centraline in
territori classificati nei piani comunali come esposti a forte rischio
idrogeologico e ad alta propensione di frane e valanghe e come caratterizzati
da elevata naturalità con qualità paesaggistiche e faunistiche;
- le aree sulle quali vengono realizzate
le opere di captazioni e le sale macchine non devono essere vendute, ma date
in concessione con canoni di affitto;
- per salvaguardare la residua naturalità
della Valvarrone, le tre
centrali concesse e di imminente costruzione, oltre alla storica centrale Enel,
sono da considerarsi un numero già elevato da non superare;
- devono essere implementate modalità e
tecnologie efficaci per il rilascio del DMV e il controllo diretto da parte
degli uffici tecnici del Comune, a partire dalle centrali esistenti;
- è necessario rivedere i criteri per
l’assegnazione degli incentivi.
Il Consiglio impegna la Giunta a
coordinare i Sindaci dei territori montani e a unirsi con le altre province per
richiedere modifiche migliorative della legislazione esistente, secondo i punti
sopra elencati.
Casargo, 16 dicembre 2013
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