IL CIGNO

24 dicembre 2013

ORDINE DEL GIORNO PER IL CONSIGLIO PROVINCIALE

GIÙ LE MANI DAI TORRENTI

Numerose richieste di captazione incombono sui torrenti della Valvarrone. I comitati di Premana e di Pagnona insieme a Legambiente hanno invitato ad un incontro pubblico nella sala consiliare di Casargo gli amministratori di Casargo, Pagnona e Premana, le associazioni e i cittadini per discutere e sottoscrivere un ordine del giorno da sottoporre al Consiglio provinciale. Lunedì 23 dicembre la richiesta è stata consegnata con oltre 200 firme.

I Sindaci dei Comuni di Casargo e Pagnona
Il Comitato di Premana “Salviamo i nostri torrenti”
Il Comitato di Pagnona “Per la difesa del torrente Varroncello”
Legambiente
I cittadini firmatari in calce
chiedono
che il seguente ordine del giorno venga discusso e votato dal Consiglio Provinciale e successivamente inviato ai Sindaci dei Comuni montani della Provincia di Lecco, alle Province interessate, alla Regione Lombardia, al Ministero dell’Ambiente, alla Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio:
Visto
l’abnorme numero di centrali idroelettriche di piccole dimensioni costruite, in via di costruzione o richieste sui fiumi e torrenti alpini e in particolare sui territori di Pagnona, Premana e Casargo dove si prevede che su 15 km di asta, per circa 14 Km l’acqua scorrerebbe in un tubo, provocando alterazioni importanti nella vita del corso d’acqua e del suo bacino nei vari aspetti naturalistici, idrogeologici, faunistici, paesaggistici, climatici ed economici;
che i lavori di captazione delle acque, la loro canalizzazione in condotte forzate, la costruzioni delle centrali insistono su territori di grande naturalità e fragilità idrogeologica come il Fontanon del Dent e la val Marcia;
considerato
che questi impianti rivestono un interesse economico limitato ai soggetti che li realizzano e soprattutto in virtù degli incentivi concessi e per la durata degli stessi in quanto la loro produzione bassa e non sempre costante non ne rende remunerativo il funzionamento, anche in base ai prezzi attuali dell’energia elettrica;
e che non rappresentano una soluzione al problema energetico nazionale dal momento che, come è documentato dai rapporti tecnico-statistici, la potenza complessiva generata dalle mini e micro derivazioni attualmente in essere, è inferiore al 2% della produzione energetica nazionale;
che il fabbisogno di energia è in diminuzione e quel che serve è semmai che il sistema elettrico si regoli sulla gestione della domanda, riducendo la potenza massima e ottimizzando la rete elettrica nazionale anche in base al dinamismo delle fonti rinnovabili;
riscontrato
che le opere per la realizzazione di centraline interessano località montane le quali si vedono private di una delle principali attrattive - la presenza delle acque dei torrenti - importante per il loro sviluppo economico nel settore del turismo naturalistico collegato all’attività silvo-pastorale;
 che alle comunità locali restano i danni ambientali, il depauperamento del paesaggio, gli impianti dismessi una volta conclusa la produzione redditizia, a fronte di compensazioni, peraltro non sempre ottenute dalle amministrazioni, di entità di gran lunga inferiori ai danni provocati;
che in questa più ampia prospettiva l’accanirsi sui piccoli torrenti della Valvarrone e addirittura della selvaggia val Marcia dove il nome parla da sé, per sottrarre il tanto che c’è in termini di ambiente naturale e biodiversità, oggi e in futuro sempre più preziosi, rivela tutta la sua pochezza rispetto al fabbisogno collettivo, mentre evidenzia lo scopo speculativo di corto respiro da parte di alcune imprese e società che sfruttano gli incentivi governativi superiori del 40% rispetto a quelli della media europea.
che la popolazione è esasperata, palesando malumori e lasciando presagire tensioni sociali per il futuro;
preso atto
che nel Documento della Regione Lombardia depositato per la Vas del sistema energetico ambientale si evidenzia che:
«Senza una corretta politica di regolamentazione delle portate d’acqua alcuni tratti dei fiumi potrebbero essere interessati da impatti sulle specie dell’ittiofauna, con il deterioramento degli habitat e la perdita di specie di fauna e flora tipiche degli ambienti ripariali. Un altro aspetto riguarda le opere di sbarramento, le quali possono rendere molto difficoltosa o addirittura impedire la risalita di alcuni pesci nelle fasi migratorie verso i punti di riproduzione.
Le opere idrauliche per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica possono determinare un peggioramento della qualità paesaggistica degli ambienti fluviali e naturali in cui vengono inserite e, in particolare, produrre variazioni della morfologia fluviale e perifluviale dovuta alle opere in alveo e spondali. L’edificazione di strutture a servizio dell’impianto nel caso di nuove realizzazioni e l’infrastrutturazione per l’accesso ai punti di presa e opere accessorie (vasche di carico, vasche di decantazione, canali di adduzione, ecc.) produrranno consumo e impermeabilizzazione del suolo, in particolare per la realizzazione di grossi impianti. Inoltre gli impianti idroelettrici possono costituire una fonte di inquinamento acustico e luminoso, se non correttamente progettati.»
Alla luce di quanto premesso, per la regolamentazione della costruzione di centraline idroelettriche sui fiumi e torrenti montani della provincia,
si propongono le seguenti linee guida
da sottoporre agli organismi preposti ad emanare norme in materia e ai settori provinciali incaricati di istruire le procedure:
-       nessun fiume o torrente può essere canalizzato per l’intero percorso, neanche in forma di numerosi spezzoni che si susseguono, quand’anche vi fosse restituzione dell’acqua in alveo per un breve tratto;
-       metodologicamente, qui nel caso Val Varrone e in altre situazioni, è necessario valutare l’impatto ambientale di ciascun progetto non singolarmente ma complessivamente rispetto agli effetti sul bacino idrografico di appartenenza ;
-       dovrà essere stabilito e garantito il quantitativo minimo di acqua presente nell'asta del torrente, sotto il quale dovrà cessare il passaggio nella derivazione, in considerazione degli impatti sul paesaggio derivanti dal rischio di eccessiva riduzione delle acque superficiali e della possibile compromissione delle connotazioni proprie dei luoghi e dei valori simbolici e percettivi, e, altresì, in considerazione del fatto che rapporto fra derivazioni idroelettriche e salvaguardia e valorizzazione del paesaggio non può essere risolto esclusivamente garantendo il solo rispetto del DMV;
-       non è consentito captare le acque dei torrenti all’origine, come nel caso del Varroncello;
-       sono esclusi con parere negativo quei progetti dove sono previsti lavori connessi alla costruzione di centraline in territori classificati nei piani comunali come esposti a forte rischio idrogeologico e ad alta propensione di frane e valanghe e come caratterizzati da elevata naturalità con qualità paesaggistiche e faunistiche;
-       le aree sulle quali vengono realizzate le opere di captazioni e le sale macchine non devono essere vendute, ma date in concessione con canoni di affitto;
-       per salvaguardare la residua naturalità della Valvarrone, le tre centrali concesse e di imminente costruzione, oltre alla storica centrale Enel, sono da considerarsi un numero già elevato da non superare;
-       devono essere implementate modalità e tecnologie efficaci per il rilascio del DMV e il controllo diretto da parte degli uffici tecnici del Comune, a partire dalle centrali esistenti;
-       è necessario rivedere i criteri per l’assegnazione degli incentivi.
Il Consiglio impegna la Giunta a coordinare i Sindaci dei territori montani e a unirsi con le altre province per richiedere modifiche migliorative della legislazione esistente, secondo i punti sopra elencati.

Casargo, 16 dicembre 2013