IL CIGNO

28 aprile 2011

CAMPAGNE DI LEGAMBIENTE
100 STRADE PER GIOCARE A PADERNO D'ADDA
Un momento per goderci un paese più bello e pulito, un'opportunità per restituire strade e piazze ai cittadini, per ripensare gli spazi pubblici in modo che siano più fruibili da tutti, per promuovere ed incentivare una mobilità più sostenibile che tenga conto anche delle esigenze dei più piccoli

Appuntamento per domenica 1 maggio a Paderno d’Adda in Piazza della Vittoria, Via Manzoni e Via Airoldi, dalle ore 15.00 alle 19.00. Per informazioni: info@prolocopadernodadda.it, meratese@legambiente.org, Tel Laura 333 3253774. In collaborazione con Associazione Culturale Antisopore e Pro Loco di Paderno d’Adda.

INCONTRI DEI COMITATI REFERENDARI

Ormai in tutte le aree del territorio si è fatta la scelta di lavorare a stretto contatto per promuovere insieme il referendum contro il nucleare e per l'acqua bene comune.
I gruppi di riferimento della Provincia sono 3:
Zona lecchese: i comitati referendari si riuniscono nella sede di Legambiente a Valmadrera (via Bovara 1F) e alla sede dell'ARCI di Lecco (via Cantù 18). Per informazioni contattare Legambiente Lecco (lecco@legambiente.org) oppure il Comitato 2 Sì per l'Acqua Bene Comune (dircerinaldi@gmail.com)
Zona meratese: i comitati referendari si riuniscono congiuntamente a settimane alterne a Osnago alla sede dell'ARCI La Locomotiva e alla sede di Legambiente Meratese. Le prossime riunioni si terranno giovedì 28 aprile alle 21.00 all'ARCI di Osnago e martedì 3 maggio alla sede di Legambiente Meratese (Paderno d'Adda, piazza Vittoria dietro la biblioteca). Per informazioni contattare Legambiente (meratese@legambiente.org) oppure Antonio (desertstorm90@gmail.com)
Zona alto lago: è stata fissata una prima riunione aperta a tutti gli interessati per venerdì 29 aprile alle ore 17.00 a Bellano presso la nuova sede di Legambiente in piazza della chiesa nella ex portineria del cotonificio (lario.lombardia@legambiente.org)

27 aprile 2011

SABATO 14  MAGGIO 2011 A VARENNA, VILLA MONASTERO
“IL BEL PAESE SI SPECCHIA NEL LARIO”
Convegno sul paesaggio lariano organizzato dai circoli di Lecco e del Lario Orientale in collaborazione con l’Università di Firenze e il Politecnico di Milano

Programma
Ore 14.30  
Presentazione del tema e della finalità del convegno
Saluti delle Autorità:
Marco Benedetti, Assessore alla Cultura, Beni Culturali, Identità e Tradizioni della Provincia di Lecco
Gianluca Bezzi, Assessore al Territorio della Provincia di Lecco
Luigi Lusardi, Presidente del Consorzio del Lario e dei laghi minori a nome dei Comuni lariani
1.     Tra terra e acque: ambiente naturale e attività umane.
Le trasformazioni del paesaggio lariano nell’esperienza di Legambiente e di alcuni abitanti e operatori
Costanza Panella, Presidente del Circolo Legambiente Lario Sponda Orientale, introduce e coordina alcune testimonianze: dott. G. Bazzi C.R.O.S. Varenna, Luigi Castellano agricoltore di Perledo, dott. A. Negri responsabile dell’Incubatoio di Fiumelatte, Angelo Vergottini pescatore di Bellano.
2.     Cemento sul paesaggio lariano e consumo di suolo: la proposta di legge popolare
Damiano Di Simine – Presidente di Legambiente Lombardia
3.     La (possibile) tutela del lago fra normativa e livelli istituzionali - Problemi e proposte
Arch. Lorenzo De Stefani – Politecnico di Milano
4.     I paesaggi dell’anima: la percezione dell’ambiente
Prof. Eugenio Guglielmi – Docente di Estetica, Università di Firenze
5.     Al lago, al lago!
Prof. Alessandro Ubertazzi – Preside della Facoltà di Moda, Università di Architettura di Firenze
6.     Tavola rotonda “Quale piano di settore del demanio e della navigazione?”
Pierfranco Mastalli, Presidente del Circolo Legambiente di Lecco, coordina la discussione fra i rappresentanti delle Province di Lecco e di Como,  del Consorzio del Lario e dei laghi minori, della Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici.
Ore 18.30 Conclusioni
Rinfresco
Sala della musica: Interpretazioni al pianoforte da parte di alcuni allievi del Conservatorio di Como di composizioni di Franz Liszt, ispirate dal suo soggiorno sul Lario.
Mostre:

1. Larius – Ricerca iconografica a cura di Sara Scaranna
2. Uno sguardo di Legambiente sul Lario orientale accostato al Lario di Sigismondo Boldoni e di Romano Guardini – selezione delle mostre fotografiche 2008-2009-2010 allestite dal Circolo Legambiente Lario Sponda Orientale con aggiornamenti al 2011.

Scarica il programma

A 25 ANNI DA CHERNOBYL 
CARAVANE DE VIE METTE IN SCENA “INTRINSECAMENTE SICURO”
Sabato 30 aprile alle ore 11 al Cine-Teatro di Bellano e alle ore 17 nella piazza dietro il Municipio di Dervio (in caso di maltempo nell’atrio della scuola elementare)

Sono trascorsi 25 anni dal più grande disastro della storia nucleare, dopo Hiroshima e Nagasaki.
La compagnia teatrale Caravane de Vie racconta la storia dell'incidente di Cernobyl con le sue dinamiche e conseguenze, attraverso un testo costruito con dati certi e precisi e alcune testimonianze delle vittime tratte da "Preghiera per Chernobyl" di  Svetlana Aleksievic, scrittrice ucraina.
Nel ricordo della tragedia, ancora purtroppo di attualità per le conseguenze sulle popolazioni colpite e per la necessità di spendere ulteriori risorse per far fronte al deterioramento del “sarcofago” costruito sopra il reattore, il Circolo Legambiente “Lario Sponda Orientale” propone il 30 aprile lo spettacolo teatrale “Intrinsecamente sicuro” alle ore 11 al Cine Teatro di Bellano con l’Istituto Scolastico Comprensivo “Mons. Luigi Vitali” per gli studenti e le loro famiglie e alle ore 17 nella piazza dietro il Municipio con il Comune di Dervio.
Un momento di riflessione è indispensabile quando si operano scelte con conseguenze che interessano non solo noi ma anche le generazioni future.
Il Circolo Legambiente propone questo spettacolo come momento di informazione e di riflessione sul tema dell’energia, oggi così attuale per numerose e diverse ragioni:  il bisogno crescente di energia nel mondo, la necessità di trovare, per produrla, fonti alternative a quelle fossili, perché queste sono destinate all’esaurimento e perché la loro combustione immette in atmosfera i gas serra che sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Sole, vento, acqua sono le principali fonti rinnovabili di energia di cui l’Italia è ricca e che possono essere utilizzate in impianti di piccole dimensioni anche a casa propria, o almeno vicino, senza bisogno di grandi centrali e reti di trasporto, e per venire incontro ai nostri reali bisogni riducendo gli sprechi. Sono importanti anche il risparmio, cioè il consumare meno, e l’efficienza, cioè il consumare meglio.

Angelo Odone e Costanza Panella - Circolo Lario Sponda Orientale


ELEZIONI COMUNALI A BELLANO 
LETTERA DEL CIRCOLO LEGAMBIENTE AI CANDIDATI SINDACI DI BELLANO
Il costruire non può essere oggi né l’unica né la principale attività di un Comune, perché non ve n’è la reale necessità e perché è cresciuta la consapevolezza che il suolo è un bene di tutti e non solo di chi lo possiede e che la sua sigillatura significa la sua perdita quasi irreversibile.  Il costruire che ancora si rende necessario all’abitare e ai servizi deve essere fatto con la regola della parsimonia, dell’efficienza e del risparmio energetico, con il recupero dei materiali e il rispetto o almeno l’accordo con le forme locali.

Il Circolo Legambiente “Lario Sponda orientale“ propone ai candidati Sindaci e ai componenti delle liste a loro collegate alcuni temi importanti per l’amministrazione del Comune di Bellano.
La legge regionale 12/2005 ha affidato ai Comuni la responsabilità di determinare con il PGT il futuro del proprio territorio. E’ un’ opportunità da non sprecare che deve vedere la consultazione attiva dei cittadini e delle associazioni.
Il Documento di Piano a suo tempo presentato è insufficiente e dovrà essere integrato con la chiara indicazione delle scelte per lo sviluppo futuro. Se appare unanime nei programmi delle liste la previsione di uno sviluppo in cui grande peso si assegna al turismo, vanno allora chiarite quali scelte si vogliono effettuare: ulteriore proliferazione delle seconde case oppure programmazione e sostegno di una ricettività che si prenda cura della tutela ambientale del territorio,  dell’offerta di servizi diffusi culturali, di ristoro, di informazione, di accompagnamento, del consumo e della vendita dei prodotti locali?
Secondo i dati recenti sul consumo di suolo nei paesi del lago, Bellano ha avuto un incremento edilizio non giustificato dall’aumento della popolazione residente che è invece diminuita. Il disordine e la fretta con cui si è costruito negli ultimi anni ha sicuramente impoverito il paese e la sponda del lago del suo valore paesaggistico aumentando il rischio di dissesti idrogeologici, ma non ha migliorato le condizioni del vivere e non ha creato i presupposti per casa e lavoro.
Si dice che i giovani di Bellano non trovino casa a prezzi ragionevoli, ma questo è il risultato di una attività edilizia tuttora indirizzata alla costruzione di seconde case con tipologie e prezzi che non possono soddisfare tale richiesta.
Il costruire non può essere oggi né l’unica né la principale attività di un Comune, perché non ve n’è la reale necessità e perché è cresciuta la consapevolezza che il suolo è un bene di tutti e non solo di chi lo possiede e che la sua sigillatura significa la sua perdita quasi irreversibile.  Il costruire che ancora si rende necessario all’abitare e ai servizi deve essere fatto con la regola della parsimonia, dell’efficienza e del risparmio energetico, con il recupero dei materiali e il rispetto o almeno l’accordo con le forme locali.
La nostra proposta di legge di iniziativa popolare è stata sostenuta dai consiglieri regionali di maggioranza e di minoranza intervenuti all’incontro del luglio scorso in occasione della nostra mostra “Più Terra  meno cemento “ esposta a San Nicolao. Attualmente è in discussione alla Commissione Territorio del Consiglio regionale. Prevede che si utilizzino le aree già edificate e la responsabilizzazione, nel caso che la copertura di nuovo suolo fosse dimostrata assolutamente necessaria, attraverso la compensazione ecologica preventiva, cioè la cessione gratuita di suolo inedificabile e attrezzato ecologicamente al Comune. Auspichiamo che il PGT assuma questo principio.
Il Documento di Piano del PGT deve comprendere un censimento dell’attuale patrimonio abitativo e della sua destinazione d’uso (distinguendo in particolare tra prime e seconde residenze) e uno studio della richiesta di prima casa.
Fino all’approvazione del PGT deve valere un principio di salvaguardia, in consonanza con lo spirito della legislazione regionale, che impedisca interventi edilizi rilevanti.
Al Documento di Piano deve seguire il Piano dei Servizi, senza il quale non ha senso il Piano delle Regole che prevede la zonizzazione del territorio comunale e la destinazione delle diverse aree.
Deve comunque essere garantita l’osservanza delle norme del PRG vigente, diversamente da quanto accaduto nel passato anche recente (vedi interventi in zone agricole).
Le ristrutturazioni degli edifici rurali devono essere ispirate al rispetto dell’ambiente e della morfologia del territorio (per esempio i muri a secco), richiedendo formalmente l’impegno alla tutela ambientale e paesaggistica dei terreni interessati.
Nel Regolamento edilizio vanno introdotte norme ancor più vincolanti per il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili.
È necessario valorizzare la rete dei sentieri che sono una risorsa importante ma dimenticata. Sulla riva del lago, scarsa e preziosa con un accesso molto limitato da fattori naturali e da interventi che non abbiamo condiviso, non deve più essere consentito alcun intervento di cementificazione e si deve garantire il rispetto dei vincoli sulle aree demaniali (accessibilità al lago, nessuna invasione dell’alveo).
È importante la pubblicità degli atti dell’Amministrazione per coinvolgere attivamente i cittadini. Il passo avanti obbligato dell’Albo pretorio online, con la possibilità di andare oltre il titolo delle delibere, va completato almeno con una postazione di agevole utilizzo per tutti i cittadini e con l’implementazione di servizi utili. Ci sono atti rilevanti che richiedono una pubblicità ampia, garanzia della trasparenza e della piena legalità degli atti dell’Amministrazione (pensiamo alle Convenzioni stipulate con la Carnazzola e con l’Hydro Energy Power che neppure sono state lette in Consiglio Comunale). Una maggiore partecipazione dei cittadini consentirebbe all’Amministrazione di assumere con più forza un proprio ruolo autonomo nei confronti degli interessi privati.
Riteniamo che la scelta della raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta sia l’unica ora possibile, ma pensiamo che si debbano affrontare con i cittadini i problemi incontrati in modo da proporne la migliore soluzione anche a tutela del decoro del paese; dopo le assemblee che hanno preceduto l’attuazione del servizio non è stato fatto più nulla. L’Amministrazione dovrebbe inoltre farsi parte attiva, in collaborazione con gli altri Comuni, perché in Provincia si passi ad un sistema basato sulla tariffa invece che sulla tassa.
Proponiamo che l’Amministrazione si attivi per una rapida soluzione che consenta l’uso sociale e di promozione della stazione ferroviaria evitando l’attuale degrado.
Chiediamo infine che vi sia una maggiore attenzione alla legalità anche negli interventi pubblici o in concessione (collaudi, accesso pubblico alla riva, osservanza del PRG e della carta geologica).

A PROPOSITO DI RISPARMIO 
CHI CAMBIA IL PANNOLINO?
È stato calcolato che nei primi tre anni di vita un bambino può “produrre” fino a 2 tonnellate di pannolini usati; in Italia la natalità negli ultimi anni è di circa 500.000 mila bambini all’ anno:  pensate alla montagna di rifiuti prodotta!

Ragazze, mamme, zie, nonne pensate che pannolini usa e getta siano la soluzione migliore per  i vostri bambini ?
Osservando le pubblicità sui mass media, scrutando tra gli scaffali dei supermercati e confrontandoci con altre persone, la risposta è sicuramente sì: cosa c’è di meglio di un pannolino che una volta usato si può subito buttare, magari utilizzando dei comodi sacchetti profumati per eliminare gli odori e lasciare il bambino per alcune ore completamente asciutto?
Siamo una giovane coppia, attenti e sensibili all’ambiente e abbiamo deciso di fare una piccola ricerca sui pannolini usa e getta, speriamo che, dopo aver letto, cambiate idea o almeno vi venga qualche dubbio in più nel comprare e utilizzare pannolini usa e getta.
Per prima cosa i produttori di pannolini monouso utilizzano sostanze chimiche come il poliacrilato di sodio e la tributilina che risultano tossiche e inquinanti.
Il poliacrilato di sodio assorbe fino a cento volte il peso dell’acqua, fino al 1985 questa sostanza veniva utilizzata nei tamponi, venne eliminata a causa del suo legame con la sindrome da shock tossico. Non sono stati condotti degli studi sugli effetti di questa sostanza chimica a contatto, 24 ore al giorno per più di due anni, con le parti intime del bambino.
La tributilina o tributale di stagno è un composto tossico ad azione permanente che si concentra negli organismi viventi alterandone l'equilibrio ormonale e il sistema immunitario e proprio per l'elevato potere biocida, questa sostanza trova impiego nella verniciatura degli scafi delle barche allo scopo di evitare il deposito di alghe e conchiglie.
Nell'uomo può provocare l'insorgere di tumori, problemi ormonali e gravi disturbi al sistema nervoso.
Un’altra riflessione va fatta sull’impatto ambientale che comportano gli usa e getta.
I pannolini, rifiuti indifferenziati, vengono smaltiti nelle discariche e servono 500 anni per la decomposizione, inoltre le parti in plastica come è noto non si decompongono. È stato calcolato che nei primi tre anni di vita un bambino può “produrre” fino a 2 tonnellate di pannolini usati; in Italia la natalità negli ultimi anni è circa 500.000 mila bambini all’anno: pensate alla montagna di rifiuti prodotta!!!
Una valida alternativa agli usa e getta sono i pannolini lavabili o ecologici, i quali una volta utilizzati si lavano e si riutilizzano.
Di questi pannolini ne abbiamo trovati diversi modelli e fatti con diversi materiali, i più comuni sono di cotone o pile, hanno la stessa forma di quelli tradizionali, una chiusura a strappo e possono essere regolati per adattarsi alla taglia del bambino. Sopra il pannolino c'è la mutandina in microfibra, composta da poliestere e poliuretano che è impermeabile e traspirante, inoltre tra sedere e pannolino è possibile mettere un velo sottilissimo di cellulosa che consente di asportare le feci e gettarle nel water e di essere lavato e comodamente riutilizzato se bagnato di pipì.
Il contatto diretto tra stoffa e pelle del bambino diminuisce notevolmente prurito e arrossamenti.
Un altro aspetto positivo è che i bambini, utilizzando i pannolini lavabili, percepiscono la sensazione del bagnato facilitando cosi il passaggio al wc.
Anche se a prima vista sembra che i pannolini lavabili costino di più, in realtà non è così: infatti per l’acquisto dei pannolini ecologici bisogna far fronte a una spesa di 400-600 euro, che viene ammortizzato negli anni, è possibile usarli per 2 o 3 bambini. Per i pannolini usa e getta si spende per l’intero periodo una cifra tra 1.400-2.000 Euro!!!
Per favorire l’utilizzo dei pannolini lavabili alcune amministrazioni comunali lombarde regalano  alle famiglie interessate dei kit di pannolini ecologici o le aiutano con un contributo economico per l’acquisto.

Elena Fuse e Andrea Ardenghi – Circolo Lario Sponda Orientale

COMUNICATO STAMPA 
MOZIONE RELATIVA AL TEMA DELL’ENERGIA NUCLEARE
A cura del comitato provinciale di Lecco per il Sì contro il nucleare

Ecco il testo della mozione inviata ai 90 Comuni della provincia di Lecco.

IL CONSIGLIO COMUNALE

PREMESSO CHE
-       L’avvio, negli anni ’40, negli Stati Uniti, della produzione di energia elettrica da fonte nucleare fu autorizzata sulla base della speranza, poi rivelatasi infondata, che il problema della messa in sicurezza delle scorie nucleari sarebbe stato risolto in breve tempo e che il processo di fissione sarebbe stato facilmente controllabile grazie alla tecnologia;
-       Viceversa, a tutt’oggi, non vi è alcuna soluzione al problema delle scorie nucleari, che restano radioattive per decine e decine di migliaia di anni, determinando la necessità di militarizzare per il medesimo tempo i siti di stoccaggio ai fini di impedirne l’accesso;
-       Nelle normali condizioni di funzionamento di una centrale nucleare vi sono continui rilasci di sostanze radioattive in atmosfera, nell’acqua e nel terreno, cosicché nel raggio di diversi chilometri attorno alla centrale i livelli di radioattività in aria, in acqua e nel suolo sono significativamente più alti del normale fondo;
-       Non esiste una soglia al di sotto della quale le radiazioni emesse dalle sostanze radioattive non producano effetti sulla salute, e che pertanto la popolazione che vive nel raggio di qualche chilometro attorno ad una centrale nucleare è esposta a livelli di radiazioni ionizzanti che statisticamente provocano tumori in misura significativamente superiore alla media;
-       I rischi di incidenti anche gravi nelle centrali nucleari sono tutt’altro che trascurabili, come dimostrano i casi del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island, nel 1986 in Ucraina a Chernobyl o, infine, a Fukushima in Giappone;
-       In seguito alla drammatica vicenda che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, la Germania, uno dei Paesi europei con il maggior numero di impianti nucleari (17) ha annunciato di sospendere l’attività delle 7 centrali antecedenti al 1990 e ha annunciato l’abbandono dell’energia atomica nei prossimi vent’anni;
-       L’illusione che ogni ipotesi di rischio sia prevedibile e prevenibile si è infranta sulla dura realtà e solo un processo “intrinsecamente sicuro” potrebbe garantire la sicurezza assoluta;
-       Anche la terza generazione di centrali nucleari non è “intrinsecamente sicura” e pertanto sarebbe soggetta alla stessa situazione di pericolo delle attuali centrali;

PREMESSO ALTRESÌ CHE
Aattualmente la capacità elettrica installata in Italia, pari a 88.300 MW, eccede di molto la richiesta di consumo, che è attestata attorno a 55.600 MW, e non vi è dunque nessuna carenza di energia elettrica al punto che molte centrali a olio combustibile sono ferme;
-       La realizzazione del piano nucleare, fatta salva la moratoria di un anno recentemente annunciata, porterebbe a realizzare 13 centrali con una copertura del 4% del fabbisogno di energia stimato e solamente a partire dal 2030;
-       Il combustibile per il funzionamento delle centrali nucleari dovrebbe essere acquistato dai pochi Paesi in cui si trova e, quindi, vi sarebbe in ogni caso una dipendenza per gli approvvigionamenti;
-       Una seria iniziativa pluriennale di investimenti nel campo dell’edilizia per il miglioramento della qualità energetica e per una migliore efficienza energetica degli edifici, comporterebbe una riduzione di oltre il 10 % del fabbisogno energetico già a partire dai prossimi anni e rilancerebbe un settore giunto ad un livello di crisi forse irreversibile;
-       Lo sviluppo di un Piano nazionale per le fonti rinnovabili porterebbe a coprire oltre il 20% del fabbisogno di energia, creando contemporaneamente decine di migliaia  posti di lavoro e porterebbe l’Italia all’avanguardia nel settore;

VALUTATO CHE
-       La legge n.99 del 23 Luglio 2009 (ex ddl sviluppo) e la conversione in legge del DL 105/2010 (decreto sblocca-reti) hanno impresso una netta accelerazione verso il ritorno del nucleare in Italia, prevedendo l’adozione di decreti legislativi finalizzati alla localizzazione degli impianti e dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi (ora temporaneamente congelati dalla moratoria annunciata dal Consiglio dei Ministri);
-       Una recente sentenza della Corte Costituzionale considera obbligatoria l’espressione del parere delle regioni in merito alla scelta di realizzare impianti nucleari;
-       Solamente poche Regioni, tra cui la Regione Lombardia, non si sono ancora formalmente espresse contro l’allocazione di impianti nucleari sul proprio territorio;
-       In Regione Lombardia vivono milioni di persone concentrate in un ambito territoriale di poche decine di chilometri di raggio;
-       Nella nostra Regione si trova una parte preponderante dell’intera struttura produttiva del Paese;
-       Un incidente rilevante potrebbe comportare la necessità di evacuare gran parte del territorio lombardo, spostando milioni di persone e bloccando gran parte dell’attività produttiva nazionale;

CONSIDERATO CHE
-       Sulla base delle recenti dichiarazioni del Ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani (comunque precedenti al disastro accorso presso i reattori della centrale di Fukushima)  riprese poi dal Governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, si ipotizza che almeno una delle centrali nucleari previste in Italia potrebbe essere impiantata sul territorio lombardo, a nord di Milano;
-       Il territorio della provincia di Lecco nel recente passato è stato oggetto di tentativi, da parte di aziende private, di installazione di impianti connessi alla produzione energetica (si pensi al progetto di centrale a Cassago Brianza o al più recente caso del pozzo petrolifero nel Parco del Curone e all’ipotesi di costruzione di un impianto in località Sernovella a Paderno d’Adda);
-       L’azienda di servizi di pubblica utilità A2A, società che gestisce gli inceneritori di Bergamo e Acerra, oltre a numerose altre attività legate al campo energetico, anche attraverso la multiutility lariana Acsm-Agam Spa, di cui detiene il 21,9% delle azioni, ha dimostrato interesse nella costruzione di una cordata, alternativa all’Enel, si è detta pronta a “giocare la partita del nucleare” (Corriere della Sera, 27 Dicembre 2009);
-       Le verifiche effettuate dalla Provincia di Lecco hanno dimostrato l’impossibilità pratica di realizzare centrali di dimensioni medio-grandi nel territorio provinciale;
-       La provincia di Lecco garantisce già la copertura di significative quantità di energia grazie ai numerosi impianti idroelettrici e al termovalorizzatore di Valmadrera;
-       Il territorio provinciale è interessato da importanti fenomeni di inquinamento atmosferico che richiederebbero investimenti importanti per l’eliminazione o il miglioramento di fonti di emissione esistenti, in particolare attraverso la riduzione dei consumi energetici;
-       La costruzione di centrali nucleari sul territorio della Provincia di Lecco comporterebbe un danno economico di rilevanti dimensioni, soprattutto per i settori agroalimentare e turistico, le cui eccellenze, oggi fase di rilancio, verrebbero fortemente danneggiate dall’ipotesi di costruzione di siti nucleari.
-       Molte amministrazioni comunali del territorio e la stessa Provincia di Lecco promuovono da tempo investimenti nel campo dell’efficienza energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili, compatibili con l’ambiente;
-       Il Piano Energetico Provinciale, approvato senza opposizioni dal Consiglio provinciale di Lecco prende atto dell’oggettiva impossibilità di costruire impianti energetici di taglio medio-grande nel territorio provinciale;

DICHIARA
-       Insostenibile e sbagliata la scelta di un ritorno al nucleare quale fonte di energia per il futuro dell’Italia;
-       Incompatibile con l’ambiente e la sicurezza dei cittadini la realizzazione di impianti nucleari in Lombardia;
-       L’indisponibilità a collaborare alla collocazione sul territorio provinciale di impianti energetici da fonte nucleare;
-       L’opposizione alla eventuale costruzione in provincia di Lecco ed in Lombardia di qualsiasi tipo di impianto connesso all’attività di produzione di energia da fonte nucleare;

SOLLECITA
-       L’adozione di un piano energetico nazionale basato soprattutto sul risparmio, l’efficienza, la riduzione degli sprechi e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, anche come strumento di rilancio dell’occupazione;

impegna il SINDACO e la Giunta
-       A contrastare qualsivoglia ipotesi di allocazione di impianti finalizzati alla produzione di energia da fonte nucleare o di altri impianti a servizio di questa tecnologia, nel territorio comunale e su tutto il territorio della Provincia di Lecco;
-       A chiedere alla regione Lombardia, annoverata tra le Regioni che non si sono ancora formalmente espresse, l’assunzione di una delibera che esprima una chiara ed assoluta indisponibilità ad ospitare centrali nucleari sul territorio regionale;
-       A trasmettere questa mozione al Governo italiano per esprimere la totale contrarietà del Comune al riavvio in Italia della politica nucleare, già bocciata nel 1987 dal voto da decine di milioni di cittadini italiani;
-       A chiedere al Governo e al Parlamento italiani di dotare il Paese di un nuovo Piano Energetico Nazionale, fondato sul principio del federalismo energetico e della riduzione dei consumi superflui e degli sprechi.

STEFANO RODOTÀ 
I CITTADINI CALPESTATI
Da “La Repubblica” del 22/04/2011


Ogni giorno ha la sua pena istituzionale. Davvero preoccupante è l’ultima trovata del governo: la fuga dai referendum. Mercoledì si è voluto cancellare quello sul nucleare. Ora si vuole fare lo stesso con i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell’acqua. Le torsioni dell’ordinamento giuridico non finiscono mai, ed hanno sempre la stessa origine. È del tutto evidente la finalità strumentale dell’emendamento approvato dal Senato con il quale si vuole far cadere il referendum sul nucleare. Timoroso dell’”effetto Fukushima”, che avrebbe indotto al voto un numero di cittadini sufficiente per raggiungere il quorum, il governo ha fatto approvare una modifica legislativa per azzerare quel referendum nella speranza che a questo punto non vi sarebbe stato il quorum per il temutissimo referendum sul legittimo impedimento e per gli scomodi referendum sull’acqua. Una volta di più si è usata disinvoltamente la legge per mettere il presidente del Consiglio al riparo dai rischi della democrazia. Una ennesima contraddizione, un segno ulteriore dell’irrompere continuo della logica ad personam. L’uomo che ogni giorno invoca l’investitura popolare, come fonte di una sua indiscutibile legittimazione, fugge di fronte ad un voto dei cittadini.

Ma, fatta questa mossa, evidentemente gli strateghi della decostituzionalizzazione permanente devono essersi resi conto che i referendum sull’acqua hanno una autonoma e forte capacità di mobilitazione. Fanno appello a un dato di vita materiale, individuano
bisogni, evocano il grande tema dei beni comuni, hanno già avuto un consenso senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che quelle due richieste di referendum sono state firmate da 2 milioni di cittadini, senza alcun sostegno di grandi organizzazioni, senza visibilità nel sistema dei media. Pur in assenza del referendum sul nucleare, si devono esser detti i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio, rimane il rischio che il tema dell’acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento. Per correre questo rischio? Via, allora, al bis dell’abrogazione, anche se così si fa sempre più sfacciata la manipolazione di un istituto chiave della nostra democrazia.

Caduti i referendum sul nucleare e sull’acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo.

Quest’ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di “legislatore negativo”.

L’aggressione alle istituzioni prosegue inarrestabile. Ridotto il Parlamento a ruolo di passacarte dei provvedimenti del governo, sotto tiro il Presidente della Repubblica, vilipesa la Corte costituzionale, ora è il turno del referendum. Forse la traballante maggioranza ha un timore e una motivazione che va oltre la stessa obbligata difesa di Berlusconi. Può darsi che qualcuno abbia memoria del 1974, di quel voto sul referendum sul divorzio che mise in discussione equilibri politici che sembravano solidissimi. E allora la maggioranza vuole blindarsi contro questo ulteriore rischio, contro la possibilità che i cittadini, prendendo direttamente la parola, sconfessino il governo e accelerino la dissoluzione della maggioranza.

È resistibile questa strategia? In attesa di conoscere i dettagli tecnici riguardanti i quesiti referendari sull’acqua è bene tornare per un momento sull’emendamento con il quale si è voluto cancellare il referendum sul nucleare. Questo è congegnato nel modo seguente: le parti dell’emendamento che prevedono l’abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea”. E lo farà entro dodici mesi adottando una “Strategia energetica nazionale”, per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare “gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum” e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati “i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente”. Si può ragionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell’emendamento sul nucleare, questo sia avvenuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l’acqua. Di questo dovrà occuparsi l'ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.

Da questa vicenda può essere tratta una non indifferente morale politica. Alcuni esponenti dell'opposizione avrebbero dovuto manifestare maggiore sobrietà in occasione dell’approvazione dell’emendamento sul nucleare, senza abbandonarsi a grida di vittoria che assomigliano assai a un respiro di sollievo per essere stati liberati dall’obbligo di parlar chiaro su un tema così impegnativo e davvero determinante per il futuro dell’umanità.
Dubito che questa sarebbe la reazione dei promotori del referendum sull’acqua qualora si seguisse la stessa strada. Ma proprio l’aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini promotori e votanti, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere per l’opposizione un vero e proprio obbligo. Agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l’opinione di ciascuno. Altrimenti, dovremo malinconicamente registrare l’ennesimo scarto tra parole e comportamenti, che certo non ha giovato alla credibilità delle istituzioni.

COMUNICATO STAMPA 
NASCE A LECCO “LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE”
Martedì 3 maggio 2011, alle ore 21.00, presso il Centro diurno per anziani “Le querce di Mamre”, gestito dalla Cooperativa L’Arcobaleno e realizzato all'interno di un bene confiscato alla mafia, sarà presentato il coordinamento lecchese di Libera.

Grazie al lavoro di questi mesi fatto dai volontari di ACLI, ARCI, Associazione Volontari Caritas, Azione Cattolica, Cooperativa Consolida, Cooperativa l'Arcobaleno, Legambiente, Scout AGESCI e CNGEI, si è realizzato il processo di costituzione del coordinamento territoriale di Libera di Lecco e Provincia.
Il territorio lecchese non è immune da infiltrazioni mafiose. I beni confiscati, le aziende colluse, abusi edilizi, smaltimenti illeciti i rifiuti, una sensazione di illegalità che sempre più si scorge in diverse situazioni, hanno spinto le suddette associazioni e cooperative a mettersi insieme per lavorare a favore della legalità e per promuovere senso civico, cultura di appartenenza ad un territorio, partecipazione.
Oltre a presentare i progetti che le associazioni che oggi hanno dato vita al Coordinamento di Libera, servirà per presentare ad Enti, Associazioni e singoli cittadini, le modalità di adesione e collaborazione con Libera, perché crediamo che solo una voce forte e diffusa nel nostro territorio può essere un valido ed irrinunciabile strumento di contrasto all’illegalità.


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